GIACINTO MOSSO


MI CONCEDO ALLA BELLEZZA

Gioiosa, intensa, e vitale è la bellezza
che ardisce al cuor financo
perdura l’armonia naturale.
Apriti giorno con la tua diurna luce,
porgi con la tua brillante fiamma la speranza
che bella al par dell’ aurora, ci colora.
Svegliati natura, nel tuo verde campo
spuntano lucenti e vivaci fiori,
sono gli occhi tuoi di vari colori.
Sono dipinti per adornar la terra
già immensamente bella
al par del fiammeggiar d’una stella.
A questo brillar del mondo m’indugio,
al terror dei notturni silenzi
voglio mirar del dì l’allegro aspetto.
Affluisca al cuor come baglior
e se il ciel mi concede il soffio del suo canto,
nel cammino di questo terreno incanto,
vò ad ascoltar del bimbo
il suo gioioso primiero pianto
che induce la mamma a sussultare d’amore
per la bellezza di questa vita in fiore.
Odo ancor il melodioso cinguettar
degli augelli radunati a sera a far festa
e dal fragor del loro arguto canto
s’eleva , al suon vibrante , l’umana melodia
quando l’inno sboccia dalla poesia.
Ma la delizia maggiore insorge
quando nella bella fanciulla nasce l’amore.
Mio tenero cuore tu senti e vedi
questa vita mortale più bella di quella reale:
porgi la mano fraterna e negletta ritorna,
ridi all’ amore anche se cagion di dolore.
Ti conceda il benevole fato
quello che questa terra non t’ha dato.
Inclino alla bellezza volgo lo sguardo
rapito dallo splendore della celeste dimora
che questo giovinetto cuore adora.

16.02.2013




LA FORZA DELL‘AMORE

È un caldo dolce vento
che soffia e sospira dentro
comunicando al cuor il sentimento.
Trasforma l’animo e la mente
non indugia, non fa discriminazioni
accoglie chiunque e chi non ha niente.
S’apre e sboccia come un fiore
respinge l’odio, concede il perdono
affronta il proprio e l’altrui dolore.
E’ chiamato il vento dell’ amore,
ma la parola non racchiude la forza,
la sensibilità sprigionata dal cuore.
Percorre senza difficoltà la sua via
quando tende la mano non s’allontana
se respinta la ridona e con un sorriso la rinvia.
Nessun animo renitente respinge il riso
è una luce accondiscendente
se traspare da un buon viso.

Non si può disprezzare, odiare
è una componente innaturale
ogni essere è dotato d’una grazia da ricercare.
Se l’odio permane prendi l’altrui mano
è un gesto semplice naturale
i cuori non trasmettono invano.
La Tua forza ove più v’è da amare
sprigiona oh soffio Divino ;
solo il fervore genera il perdonare.
Il perdono non dipende dall’entità che affronta
vive se è chiusa la vision dell’etereo mondo
ogni dolore cede quando l’amore l’allenta.
Questa è una pena da non lasciar al successore
ai figli non si lascia l’orrore,
per vivere in gioia passa all’amore.


18.02.2013


I L P E R D O N O
Una luce mi desta, non traspare,
ma incita a destare il cuore
pria dell’ albore.
Ancor il mondo tace
perché in questa pace
v’è un anima chiamata?
Non t’ho dimenticato
dice la luce al mio cuore,
gli esseri della terra
sono tutti figli miei e dell’amore,
sono fratelli tuoi
accoglili senza rancore.
Volano nel ciel gli augelli
sono tanti e sono belli
vivono la vita come fratelli.
Apri lo sguardo al creato
a tutti è stato donato
per essere amato.
Un essere infelice
è un passero solitario,
nascosto nel suo nido attende
che una mano si tenda.


I L C O R O

Quando la primiera luce
tra le socchiuse imposte appare
per indicare il sorgere d’un lieto giorno,
s’ode da lontano un sommesso canto
ed altri ancor furtivi cinguettii
entrano in questa buia stanza
e tutti insieme compongono un coro
gioioso ed armonioso.
Sono gli augelli miei contenti
che a gara insieme ogni mattina
solerti attendono il chiaror dell’alba
per inneggiar stò melodioso canto
festoso trascinator di un incanto.
Poi tutto tace
s’alzano nel ciel liberi i fringuelli
la festa mattutina è cessata
ma non è per me passata
stà melodia si traduce in nostalgia.
Pensoso in disparte mi domando:
non t’importa l’allegria, sfuggi gli spassi,
gorgoglia anche tu un canto
non sarà simil all’usignol,
ma scaccia il pianto.
Di questo mondo ancor straniero
osserva il viver che ti par più vero.
Lieta è la vita di colui che volge alle stelle
il suo destino come fanno gli augelli.


L A N A V E

Si muove come una nube bianca
và e non è mai stanca,
scivola sui mari azzurri e profondi
costeggia le rive dei mondi.
In questa immensità di cielo e mare,
lontana la terra appare
e vò con l’occhio ed il pensier mio
altrove a navigare.
Sento nostalgia mirando stò mondo
di fiori che appassiscono e volano via
ed ovunque lo sguardo giro
vedo TE immenso IDDIO.
Colgo il tuo messaggio
giunge a me come un raggio
or io vedo l’approdo mio
oh DIO! Sostieni il passo dell’ oblio.


I R I C O R D I
Sono fiori che sbocciano continuamente
assorbono il cuore, la mente
il loro profumo si respira delicatamente.
Sono i ricordi più belli,
ma anche quelli che trascinano al pianto
fanno vivere un momento da incanto.
Rimembro un sorriso dolce e delicato,
come un fiore la mia vita ha profumato,
neppure il tempo l’ha trasformato.
La vita dà e toglie,
ma se ogni dì non ti distogli,
il tuo ciel non ti accoglie.
P. DILON sostiene: “ il dolore è un mistero impenetrabile.
Questa è la legge che grava sui mortali ed il nostro cuore
debole e la nostra ragione fragile non sanno comprendere”.
Ed ancora: “ il dolore sgorga dalla nostra povera vita umana,
beati coloro che conoscono solo il bene che consola veramente.”


D O L O R E

Tu vivi
nei corpi e nelle menti
e strazi sentimenti.
Chiedi agli esseri d’umiliarsi
e non essere reticenti
quando una mano si tende.
Ma tu dolore
ridi o piangi?
Hai tu un’anima come me?
Ed allor perché
penetri nella carne,
perché distruggi gli intelletti
quando sono tuoi prediletti?
Dolore tu sei come il vento
accendi il fuoco quasi spento
distruggi e te ne vai lento.
V’è chi dice: “ il dolore è una preghiera”
ed allora chi lo possiede spera
di non vivere inutilmente
come colui che ha niente.

Colui che è nato gentile gode di una grazia, la dona a quei poveretti che attendono qualcuno che li tratti amorevolmente. Le lacrime che non si lasciano scorrere, soffocano.


L A L A C R I M A

Il tuo volto appariva
acerbo e sconsolato
ad una lacrima sola
s’era immolato.

Pria che inaridisse sul volto tuo
l’hai raccolta con un dito
e con l’indice inumidito
veloce iniziasti il segno della croce.

Sottraesti l’amore nascosto
quello che con il pianto
si mostra al mondo come un canto
e a DIO come un sospiro.

Quando natura va oltre il dolore
il pianto si raccoglie nel cuore
si scioglie come la rugiada sul fiore
solo se IDDIO lo vuole.

Una lacrima sola
ha solcato il tuo volto
triste è quel pianto
che rugiada non ha.

LACORDAIRE annunciava: “ E’ una cosa dolce incontrare delle anime che vedano in fondo al nostro cuore.”
Tutti abbiamo una bellezza che non passa e che è degna di essere amata, nasce da questo pensiero la poesia:

P O V E R O F I O R E

T’hanno reciso
e nella terra abbandonato
fiore di bellezza ornato
crudele è stato il tuo fato.
Eppur gioivi al cielo contento
d’apparire bello e ti muovevi al vento
flessuoso e radioso, ora è spento
povero fiore il tuo bagliore.
Potevi viere ancora
Il tuo boccio s’aprì solo all’aurora,
novello fiore di primavera
per te è già giunta la sera.
Potevi ornare una dolce mano
che s’accostava a te piano
per profumarsi il viso
e gioire con un sorriso.
Ora poserai per sempre
vicino ad un cuore che attende
e prega
d’amarti eternamente.


FUSINATO affermò:” quando sembra che la vita non possa darvi alcun bene, consacratela al bene altrui e vedrete da quello rinascere il vostro.”
La vita più bella e più leggiadra che l’essere umano possa condurre è quella parte destinata alla contemplazione. E’ una caratteristica vissuta dalle persone dotate di sensibilità.

L A S E N S I B I L I T Á

Nel ciel ancor sonnolento
s’accende una debole luce
dipinge di rosa le nubi
che ostacolano la ridente invasione del sol.
È l’aurora che timida appare
dall’ombra mattutina e brilla per noi
per donarci la sua luce d’or.
Anche il timido fiore
al raggio d’aurora,
aprendo i suoi petali d’oro
rapisce lo sguardo che adoro.
Lontano, un timido volo d’augelli
riprendono, cantando, la vita d’ogni dì
alla pallida luce mostrano la vita di tanta melodia.
E l’essere umano si ebbra di tanto?
Vede il suo raggio d’aurora?
Lascia il suo cuor ondeggiar
nel dolce mar della sensibilità?
Oh madre che inondi d’amore
il sensibile tuo cuore
lascia che l’ideale di tua vita
si riempia di luce e di calore
e tu esser vivente
lascia che stò nobile sentimento
empi il tuo cuore ed il mondo
lo viva permanente.


L’illusione più estesa è quella di credere nella felicità. La felicità è un nome che si inserisce nel vocabolario mentre nella vita è un verbo che si coniuga al passato con la memoria ed all’avvenire con la speranza, ma non ha tempo presente. La vera felicità è retaggio del Cielo ed è per coloro che non l’hanno cercata in terra.

L E I L L U S I O N I

Le illusioni non sono sogni persi.
Sono come quelle deboli nubi
che diradandosi al primo mattino
scoprono un prato imbiancato
di fredda rugiada
e quel verde manto
non v’è più.
Anche la rosa
dal gel soffocata
piega il suo stelo
incupisce il suo rosso color
ed il suo intenso profumo
che s’espandeva sulle narici
aperte dai cuor
non v’è più.
Le vite che stan scivolando
portano seco e non danno
che illusioni del tempo passato e nulla più.
V’è un giardino in Paradiso
concesso a noi con il sorriso,
è una promessa, solo Iddio
non inganna mai.

Nel sentimento dell’amore vi è una forza, semplice e tranquilla che sostiene l’anima e la rende forte nelle prove più dure La prima legge della vita umana è quella di soffrire,non c’è vita feconda senza dolore.

L’ A M O R E S E N Z A F I N E

Colui che ha donato la vita al bene
che per sé nulla trattiene
che ha teso le mani
a chiunque le chiami,
che DIO ha invocato
ed alla Sua pietà s’è appellato,
che il dolore ha sempre accettato
ebbene in lui l’amor s’è creato.
Amor dona ai visi la dolcezza
i sorrisi siano pieni di tenerezza
e nel dolor non vi sia solo tristezza.
L’amor è in colui che vive la vita da incanto,
che ha legato l’amor al pianto.
Il viso d’una madre vien rallegrato
osservando il suo bimbo appena nato.
Nell’immago d’un morente
già avvolto dalla luce accogliente
v’è l’amore senza fine
che ha donato il Gesù vivente.

Le nostre gioie rimangono sempre inferiori alle nostre previsioni.


I L C A N T O D E L M A T T I N O

Odo il tuo canto, augel
sento il piace
del viver tuo
in questo dì gioioso.
All’alba il tuo richiam
esalta il giorno che s’appresta
invita ad essere come te
felice della vita
di quel che natura dà.

M A D R E

Sono venuto qui, solo
in questo cimitero
dove riposi tu.
Vedo il tuo volto
gioioso, ancor vivente
e mi conduco a quel momento
che c’eri anche tu.
Perdonami madre
Per non aver accolto
il tuo ultimo respiro
tra le tue braccia
come desideravi tu.
T’ha accolto Iddio,
ti sei congiunta al padre mio
ed alla figlioletta tua
che ti precedette nel fior degli anni.
Ora non reggo più quelle tue mani
solerti ad accarezzar
i miei capelli,
sempre mi sorridevi,
non puoi avermi abbandonato
per tanto tempo m’hai amato.


Una buona educazione non si scorda più e costituisce base dell’avvenire. E’ dovere ringraziare colei o colui che l’ha impartita, ha costituito le basi per lo sviluppo futuro del giovane.

L A M I A M A E S T R A

In quei di maggio
quando il fiore
accenna al boccio
tu, salutasti questo ridente mese
e pria che il fiore a te giungesse,
nella sua zolla ponesti la tua dimora.
Or ella è qua, come una rosa
Che non teme il verno,
ceduto ha il suo profumo,
i suoi colori più belli.
Così rimembro te
e tanti scolaretti tuoi or non più quelli,,
ma in serbo hanno un sapere che li conduce
un ricordo, che li accomuna.
Là in quell’aula austera
piegati su banchi penitenti
apprendemmo il tuo dire
volto a formare, non solo ad erudire.
Come un ceppo ardendo
spande il suo calore,
così è il maestro
quando cede il suo sapere.
Io appresi il tuo dire,
or non più giovanetto
ancor conduco quello
e volgo al domani il senso del dire:
“ non muore la fonte del buon sapere.”

UGO FOSCOLO enunciava: “ è venerabile e magnifica la povertà di colui che non ha mai prostituito il suo ingegno al potere, né la sua anima alla sventura.”

I P O V E R I D’ A M O R E

I figli abbandonati nelle strade
rinchiusi alla mercè d’altri
lasciati tra inutili cose
non amati da nessuno,
sono i poveri d’amore.
Germogli della vita
financo a voi è giunta
l’umana sofferenza?
Sul campo seminato
cresce il grano buono
e scaccia le vessate erbe,
così i bimbi nati
per essere amati,
sono i frutti buoni per il domani.
Mamma e papà
d’ogni ceto e d’ogni società
e a tutti voi che a lor tendete la mano
abbiate tanta serenità
fronte a voi v’è una vita
specchiandovi in essa
troverete la vostra
più bella, più viva, più amata.


VINCENZO DE PAOLI dichiarava: “ non bisogna mai soffermarsi a considerare ciò che è in noi di buono, ma studiarsi di conoscere ciò che vi è in noi di cattivo e di difettoso. “

L A B O N T Á

Non può comprenderla una parola,
non può essere racchiusa in un calice
è così grande che non v’è spazio
che la possa recintar.
La bontà è come il vento, confini non ha.
È come l’onda del mare
quando amica solleva il naufrago e lo spinge
sul lido a respirare.
La comprendono le anime gemelle,
vive dentro gli animi
e solo alcuni la sanno esternar.
Iddio saprà giudicar.
A volte sta in una carezza
Si porge con gentilezza,
traspare in un sorriso
in una parola amica
in una mano tesa verso l’altrui dolor
in un abbraccio del figlio al vecchio genitor.

F I N E
Sei contento lettore, siamo andati insieme ad ascoltare le voci dei nostri cuori, è stato meraviglioso!

Se desideri leggermi ancora lo puoi fare sul libro: “ LA VOCE “ editore FUSTA di SALUZZO autore: Giacinto Mosso - poesie e pensieri -edizione 2010
 
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